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Stile - Paragrafo 5 - Willem Brouwer

5. Una declinazione ideologica dello stile

Lo stesso anno in cui gli architetti del gruppo De Stijl espongono presso la galleria "L'effort moderne" di Léonce Rosenberg, a Parigi, e in cui Le Corbusier e Pierre Jeanneret realizzano la "maison La Roche" a Auteuil, le Editions Crès aprono la loro "Collection de l'Esprit Nouveau", con la pubblicazione del libro Vers une Architecture, firmato Le Corbusier-Saugnier. Il libro inaugura una nuova maniera di trattare le questioni teoriche dell'architettura: non più il trattato che traccia un esauriente sistema architettonico ma un compendio che fa il punto sul presente per tracciare gli indirizzi per il futuro. Il procedimento mette a confronto in modo provocatorio esempi dell'architettura contemporanea e le pietre miliari dell'architettura che sono le opere monumentali dell'antichità. In questo modo il trattato diventa trattato-manifesto e con una retorica basata sulla ripetizione di pochi, chiari slogan Vers une Architecture indica lo scopo e la morale dell'architettura, fissando nel contempo le regole per un suo nuovo codice.
I nuovi compiti dell'architettura sono legati allo sviluppo tecnicoscientifico con il quale ha inizio una nuova epoca in cui trionferanno le leggi razionali. Con la civiltà delle macchine il benessere potrà finalmente essere esteso a tutti i componenti della società: le élites e le masse.
Con la sua convinzione del ruolo decisivo delle scienze nella genesi delle epoche storiche, Le Corbusier trasforma la sua visione del divenire in una ideologia. Non gli resta che fare i conti con i residui stilistici e con le cattive abitudini svuotate di significato delle epoche precedenti per poi proporre i prototipi della nuova architettura.
In questa battaglia culturale la grande capacità strategica di L. C. sta nell'individuare e combinare le leggi eterne dell'arte con gli imperativi del presente e del futuro. La questione dello stile viene trattata nei capitoli "Occhi che non vedono", con una particolare critica al modo ottocentesco di intendere lo stile. Il primo di questi capitoli viene introdotto da questo passo:

Una grande epoca è cominciata.
Esiste uno spirito nuovo.
Esiste una quantità di opere improntate a uno spirito nuovo; si ritrovano soprattutto nella produzione industriale.
L'architettura soffoca nelle abitudini.
Gli "stili" sono una menzogna.
Lo stile è un'unità di principio che anima tutte le opere di un'epoca ed è il risultato di un carattere spirituale.
La nostra epoca esprime ogni giorno il suo stile.
I nostri occhi, purtroppo, non sanno ancora vederlo.

In seguito viene riproposta la lettura del primo Manifesto dello Esprit Nouveau dell'ottobre 1920, intitolato "Una Grande Epoca è Cominciata", in cui si legge: "(. . .) E' nella totalità della sua produzione che si trova lo stile di un'epoca e non, come troppo spesso si crede, in qualche prodotto ornamentale, semplice superfetazione che ingombra quel sistema dello spirito che solo fornisce gli elementi di uno stile. La conchiglia non è lo stile Luigi XV, il loto non è lo stile egiziano, eccetera, eccetera."
Infine L. C. cerca di dimostrare l'inattualità degli stili precedenti e critica l'interpretazione errata e l'abuso che si è fatto degli stili del passato, innescando la loro degenerazione.
"Gli "stili" — infatti bisogna pur aver fatto qualche cosa — intervengono come il grande apporto dell'architetto per la decorazione delle facciate e dei saloni; è la lenta degenerazione degli stili, le masserizie di un vecchio tempo; ma è 1' "attenti!" rispettoso e servile di fronte al passato: modestia inquietante.
Menzogna, poichè "ai bei tempi" le facciate erano levigate con regolari aperture e giuste proporzioni umane. I muri erano il più possibile sottili. I palazzi? Andavano bene per i granduchi di allora.
Forse che una persona di buona cultura imita i granduchi ancora oggi? Compiègne, Chantilly, Versailles, sono belli da vedere sotto una certa prospettiva, ma . .. ci sarebbero molte cose da dire.
Case come tabernacoli e tabernacoli come case, mobili come palazzi (frontoni, statue, colonne a spirale o non a spirale) brocche come mobili-case e piatti di Bernard Palissy dove sarebbe certo impossibile appoggiare tre nocciole!
Gli "stili" rimangono! "

Le Corbusier intuisce che l'architettura, anche se parte da codici architettonici esistenti, si avvale nel suo sviluppo di altri codici che non sono quelli dell'architettura. Il modo in cui egli formula i suoi "Cinq Principes de l'Architecture Moderne" (le pilier qui traverse librement la maison; l'ossature autonome par rapport au mur; le plan libre individualisant chaque étage; la fagade libre; le toitterrasse) o in cui egli individua le nuove funzioni della città (habiter, travailler, circuler, temps libre) mostra come traccia prima un codice delle esigenze future (che emergeranno dalla situazione presente) per poi stabilire le nuove funzioni e le nuove forme architettoniche.
L'architettura tradizionale è estranea al sistema delle nuove funzioni cosicchè queste funzioni non appartengono ancora al linguaggio architettonico. Le Corbusier ha prima codificato le funzioni possibili alla luce delle nuove esigenze sociali e dei valori esistenziali, quindi ha elaborato un codice delle forme che le debbono denotare.
Un nuovo stile subentra ai vecchi stili, diventati ormai obsoleti in questa nuova epoca. Il seguente passo tratto dal capitolo conclusivo del libro, intitolato "Architettura o Rivoluzione" fa il punto . . .e a capo sulla questione dello stile in accordo con una impostazione ideologica come è quella di Le Corbusier:

"L'architettura si trova davanti a un codice modificato. Le innovazioni costruttive sono tali che i vecchi stili, ossessivi, non possono più coprirle; i materiali impiegati attualmente sfuggono alle disposizioni dei decoratori. C'è una tale novità nelle forme, nei ritmi, realizzata dai procedimenti costruttivi, una tale novità negli ordinamenti e nei nuovi programmi industriali, locativi o urbani, che risaltano finalmente evidenti alla nostra comprensione le vere leggi profonde dell'architettura stabilite sul volume, il ritmo e la proporzione; gli stili non esistono più, ci sono estranei; se ci assillano ancora, ci assillano come dei parassiti. Se ci si pone di fronte al passato, si constata che la vecchia codificazione dell'architettura, sovraccarica per quaranta secoli di articoli e di regolamenti, cessa di interessarci; non ci riguarda più; c'è stata una revisione di valori; c'è stata una rivoluzione nel concetto di architettura".


1. Il pluriuso della parola stile - Willem Brouwer

2. Una definizione: La voce Stile nel Dizionario di Quatremère de Quincy - Willem Brouwer

3. La ricerca di un nuovo ruolo dello stile - Willem Brouwer

4. Una declinazione formale dello stile.- Willem Brouwer

5. Una declinazione ideologica dello stile - Willem Brouwer

6. La proclamazione di uno stile: The International Style - Willem Brouwer

7. Lo Stile come espressione dello spirito di un'epoca. - Willem Brouwer

8. Lo stile inteso come caratteristica distintiva e di riconoscibilità dell'opera individuale.

 

 

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Willem Brouwer

Foto di Willem Brouwer Architetto willembrouwer2015@gmail.com Willem Brouwer Home Page: